Nella newsletter di dicembre potrai trovare alcune sentenze in materia di diritto del lavoro. Il Focus di questo mese è la maternità.

 

Cliccando sui singoli link, oltre ai contenuti già presenti nell’articolo, troverai le sentenze integrali da cui sono tratti.

Da gennaio la newsletter avrà una veste nuova! Buona lettura della newsletter!

Anche la lavoratrice domestica che da le dimissioni in maternità ha diritto alla NASPI

Tribunale di Lodi del 30.05.2023

Il Tribunale affronta il caso di una lavoratrice domestica che ha rassegnato le dimissioni durante il periodo di maternità e che ha presentato domanda di Naspi. L’INPS aveva negato il suo diritto sostenendo che le dimissioni rientravano nel periodo di tutela della maternità e che, pertanto, non erano applicabili gli articoli 54 e 55 del T.U. del 2001. Il Tribunale, tuttavia, ha respinto questa interpretazione, sostenendo che la lavoratrice aveva diritto alla NASpI in quanto le sue dimissioni erano state motivate dalla necessità di prendersi cura del figlio appena nato. Questa sentenza riconosce che le necessità di cura per un figlio neonato possono costituire una giusta causa di dimissioni e che, in tali circostanze, la lavoratrice ha diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione. Questo rappresenta un importante precedente per la tutela dei diritti delle lavoratrici madri nel settore domestico.

Contratto nullo se la neo-assunta è una psichiatra in gravidanza

Cassazione Civile n. 16785 del 13.06.2023

La Suprema Corte nel caso esaminato si pronuncia nei confronti di una medico psichiatra che aveva stipulato un contratto a tempo determinato con l’Azienda USL Roma. Dopo aver comunicato il suo stato di gravidanza, l’Azienda ha annullato il contratto di lavoro, sostenendo l’inidoneità alle mansioni previste. La Corte ha ritenuto infondati i motivi della lavoratrice, confermando la legittimità dell’esercizio di autotutela da parte della P.A. e l’annullamento del contratto di lavoro.

No a più indennità di maternità nell’ipotesi di parto o adozione di più bambini

Cassazione Civile n. 16598 del 12.06.2023

Nel caso di specie un avvocato, padre di un bambino adottivo e di un bambino naturale nati a breve distanza l’uno dall’altro, ha richiesto l’indennità di maternità per entrambi i figli. La Corte ha stabilito che l’indennità di maternità non può essere moltiplicata in caso di nascite o adozioni multiple, e che l’indennità può essere riconosciuta al padre solo per il periodo non coperto dalla corresponsione della stessa indennità alla madre. La decisione riafferma che l’indennità di maternità è intesa come un sostegno economico per compensare eventuali perdite di reddito derivanti dalla nascita o adozione di un figlio, e non è influenzata dal numero di figli. Inoltre, la sentenza evidenzia che la tutela dell’infanzia e della maternità richiede una protezione complessiva della famiglia, indipendentemente dal genitore che si astiene dal lavoro.

Medico destituito per incapacità 

Cassazione Civile n. 16551 del 12.06.2023

Il caso esaminato si riferisce al licenziamento disciplinare di un medico di struttura pubblica che durante il suo turno di guardia notturna, non interveniva personalmente per soccorrere una paziente in procinto di portare a termine un aborto farmacologico, ma chiamava il medico di fiducia della paziente, che in quel momento era fuori servizio. La Suprema Corte riteneva che pur essendo presente un inadempimento sia necessario considerare anche altri elementi, tra cui l’assenza di un reale pericolo per la vita della paziente, l’assenza di precedenti disciplinari del medico e l’assenza di un danno reale per la paziente.

Riders e organizzazioni sindacali

Tribunale di Milano del 4.05.2023

Accanto ai soliti temi relativi alla gestione dei riders la sentenza (non definitiva) in esame evidenzia l’importante specifica, nell’ambito della rappresentatività delle organizzazioni sindacali, di chi debba considerarsi deputato o meno alla tutela giurisdizionale degli interessi di questi lavoratori, in tutto e per tutto assimilabili ai subordinati. In particolare, il Tribunale sulla scorta di precedenti della Suprema Corte valuta la rappresentatività in ragione della presenza o meno ai tavoli di trattative e, specificatamente per i riders, del numero di iscritti che nel caso dedotto era il maggiore rispetto alle “classiche” sigle sindacali.

Lavoratore si rifiuta ad iniziare il nuovo lavoro

Tribunale di Forlì del 21.03.2023

Il Tribunale di Forlì offre l’occasione per confermare la validità di penali inserite nella lettera di assunzione applicabili in caso di mancato inizio della prestazione da parte del lavoratore alla data concordata, indipendentemente dal periodo di prova. Nel caso esaminato il lavoratore, dopo aver cambiato idea, si era rifiutato di iniziare il lavoro. Il Giudice ha sancito che la clausola penale era applicabile prima dell’inizio effettivo del lavoro, mentre la clausola di prova avrebbe avuto effetto solo dopo l’inizio del rapporto di lavoro.

Indennità di fine servizio

Corte costituzionale n.130 del 23.06.2023

La Corte Costituzionale ha esaminato la legittimità costituzionale, promossa dai lavoratori del differimento del pagamento delle indennità di buonuscita per i dipendenti pubblici. La difesa statale ha argomentato che tale differimento risponde a esigenze di solidarietà sociale e aiuta a gestire la crisi della finanza pubblica. Tuttavia, la Corte ha stabilito che il differimento non rispetta l’art. 36 della Costituzione, poiché incide sulla consistenza economica delle prestazioni. Alla luce di queste consideraizoni ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate.

Food delivery e automatizzazione

Tribunale di Palermo del 20.06.2023

Anche la sentenza del Tribunale di Palermo si assesta sulla giurisprudenza maggioritaria in tema di invio alle organizzazioni sindacali delle informazioni relative ai sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati. Nel caso esaminato il Tribunale ha confermato che i criteri per l’assegnazione degli ordini non sono protetti dal segreto commerciale e che devono pertanto essere acquisite dalle organizzazioni sindacali al pari dell’utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio integralmente automatizzati, a meno che non siano protetti da segreto industriale o commerciale.

Trattamento retributivo del lavoro straordinario

Cassazione Civile n. 13245 del 15.05.2023.pdf

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un tecnico caldaista operante nel comparto sanità che lamentava il mancato pagamento dello straordinario. Il fulcro della decisione è stato nel valutare se vi fosse e in che modo vi fosse, la necessità di una specifica autorizzazione allo svolgimento di straordinari. In tal modo distinguendo tra concessioni del direttore generale e dirigente di struttura. Attraverso l’esame del CCNL la Suprema Corte ha sancito che l’autorizzazione allo straordinario deve provenire dal “dirigente responsabile”.

Modalità informative connesse alle assenze di lavoro

Cassazione Civile n. 13383 del 16.05.2023

La Suprema Corte affronta il tema di valutazione dell’assenza ingiustificata in un caso di commistione tra piano civile e penale. In particolare, il lavoratore era stato arrestato e detenuto e non aveva comunicato tempestivamente e in modo esaustivo al datore di lavoro la ragione e la durata della sua assenza. La Corte ha ritenuto che, nonostante la detenzione in carcere possa rappresentare un motivo astrattamente idoneo a giustificare l’assenza, il lavoratore avrebbe dovuto provvedere ad una tempestiva comunicazione per permettere all’azienda di riorganizzare il servizio. Pertanto, la Corte ha respinto il ricorso del lavoratore sostenendo che l’informazione informale dell’arresto fornita dalla moglie del lavoratore al datore di lavoro non era sufficiente.

Concetto di proporzionalità per la legittimità di un licenziamento

Cassazione Civile n. 13482 del 17.05.2023

La Suprema Corte confermava la legittimità del licenziamento per giusta causa a causa delle sue reiterate assenze ingiustificate e del comportamento contrario ai doveri di correttezza e buona fede considerando il giudizio di proporzionalità operato dai giudici corretto in ragione della gravità dei fatti commessi e della lesione del rapporto fiduciario.

Licenziamento derivante da inidoneità fisica del lavoratore

Cassazione Civile n. 15002 del 29.05.2023

La Suprema Corte si è espressa a valutare la legittimità del licenziamento di una lavoratrice per sopravvenuta parziale inidoneità fisica allo svolgimento delle mansioni di operatrice sociosanitaria. Sul punto, al netto delle valutazioni di congruità alla mansione si è tornati a sottolineare come il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare la possibilità di effettuare adattamenti organizzativi ragionevoli per trovare una sistemazione adeguata alle condizioni di salute della lavoratrice.

Effetti dell’impugnazione del contratto a termine somministrazione 

Cassazione Civile n. 15226 del 30.05.2023

In tema di impugnazione di contratti a termine successivi la Corte ha ricordato che l’impugnazione dell’ultimo contratto non si estende ai precedenti, anche se tra un contratto e l’altro sia decorso un termine inferiore a quello di sessanta giorni utile per l’impugnativa.

Quantificazione del danno da perdita di chance

Cassazione Civile n. 15478 del 1.06.2023

Il caso esaminato si riferisce alla richiesta di risarcimento del danno da perdita di chance, ove, in particolare era stato riconosciuto al lavoratore il danno commisurato al 30% della differenza tra quanto percepito come funzionario e quanto avrebbe percepito come dirigente. Ciò che rileva, tra tutte le argomentazioni fornite dalla Suprema Corte è l’importanza della prova che può essere anche solo presuntiva o basata su un calcolo di probabilità, rispetto al fatto che la condotta illecita abbia impedito la realizzazione di alcuni dei presupposti per il raggiungimento del risultato sperato.

Recesso di un agente per l’indennità di fine rapporto con l’agenzia

Cassazione Civile n. 17235 del 15.06.2023

La Suprema Corte torna a verificare i presupposti per il riconoscimento dell’indennità suppletiva di clientela nei rapporti di agenzia a seguito di cessazione del rapporto per pensionamento. Sul punto mentre in Appello veniva sancita l’inapplicabilità della richiesta in caso di pensionamento, in Cassazione il ricorso veniva respinto sulla scorta della tipologia di recesso che avrebbe invero dovuto essere giustificato da circostanze attribuibili al preponente o all’agente, come l’età, l’infermità o la malattia.

Immediatezza della contestazione disciplinare

Cassazione Civile n. 18070 del 23.06.2023

La sentenza della Cassazione relativa ad un caso di licenziamento per giusta causa torna sul tema dell’importanza della contestazione asserendo che quand’anche il fatto addebitato al lavoratore sia accertato, se la contestazione dell’addebito disciplinare è stata effettuata con notevole e ingiustificato ritardo, il licenziamento diviene illegittimo e deve trovare applicazione la tutela indennitaria prevista dall’art. 18, comma 5, dello Statuto dei lavoratori. Questo perché l’intempestività della contestazione può violare i principi di correttezza e buona fede, inducendo il lavoratore a ritenere che il datore di lavoro voglia soprassedere al licenziamento.

Indennità di preavviso nei rapporti a tempo indeterminato

Cassazione Civile n. 18170 del 26.06.2023

La materia del licenziamento del dirigente esplica sempre grandi dubbi nell’ambito dell’indennità di preavviso. Nel caso esaminato la Corte ha stabilito che il lavoratore ha diritto all’indennità di preavviso, indipendentemente dal fatto che abbia trovato o meno un nuovo impiego. L’indennità è calcolata sulla base dell’ultima retribuzione ricevuta e del periodo di preavviso, in questo caso otto mesi.

Legittimo il licenziamento di autista del autobus sulla base di un filmato di youtube

Cassazione Civile n. 18518 del 28.06.2023

La sentenza della Cassazione, in tema di licenziamento a seguito di un’aggressione offre lo spunto per sottolineare l’importanza del rispetto dei doveri di correttezza e delle procedure aziendali, anche in situazioni di emergenza o di pericolo. Inoltre, la sentenza evidenzia che la legittima difesa deve essere proporzionata alla minaccia, e che un eccesso di difesa può giustificare un licenziamento.

Tutela dei lavoratori per i rischi legati al calore

INL Nota n. 5056 del 13.06.2023

La Nota n. 5056 del 13 luglio 2023 dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) pur riferendosi al periodo estivo offre spunti valevoli per tutti gli altri periodi dell’anno e può leggersi anche a contrario in caso di temperature fredde. La nota richiama l’attenzione sulle misure di prevenzione e protezione da adottare in caso di temperature estreme negli ambienti di lavoro. Fornisce indicazioni su come valutare il rischio da stress termico e individuare le relative misure di mitigazione. Inoltre, sottolinea l’importanza di gestire il rischio e organizzare la produzione in modo da proteggere i lavoratori.

Timbrare il badge al posto del superiore legittima il licenziamento

Cassazione Civile n. 20206 del 4.07.2023

Il caso di specie si riferisce al licenziamento di un dipendente pubblico che era stato sorpreso a far timbrare ad un superiore la sua presenza. Per ciò che qui attiene la Suprema Corte ha evidenziato come il procedimento penale conseguente a tale frode ai danni dello stato sia cosa diversa e autonoma dalla valutazione della violazione disciplinare e che quindi il licenziamento ben poteva essere comminato anche in assenza di una condanna definitiva.

Non va esclusa la causa di servizio per il tumore ai polmoni, anche se il lavoratore fuma

Cassazione Civile n. 21950 del 21.07.2023

La Cassazione torna sul tema della malattia professionale dei lavoratori esposti all’amianto ribadendo il principio di equipollenza delle cause, sottolineando che l’esposizione all’amianto, anche se non intensa, può essere considerata una concausa della malattia, soprattutto se ha accelerato il decorso della patologia. La sentenza ha inoltre criticato l’attribuzione del fumo di sigaretta come unico fattore causale, sottolineando la necessità di una dimostrazione concreta e specifica.

Licenziato il lavoratore che si rifiuta di svolgere la formazione di sicurezza in orario straordinario

Cassazione Civile n. 20259 del 14.07.2023

Il tema affrontato è quello di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo di un lavoratore a tempo parziale che ha rifiutato di completare un corso di formazione sulla sicurezza del lavoro, organizzato dal datore di lavoro in orari non corrispondenti a quelli concordati nel contratto di lavoro. La Corte ha stabilito che il datore di lavoro ha il diritto di richiedere al lavoratore di partecipare a corsi di formazione in orari diversi da quelli concordati, purché non superino il limite dell’orario normale di lavoro. Il lavoratore può rifiutare solo se giustificato da comprovate esigenze lavorative, di salute, familiari o di formazione professionale. La formazione è considerata lavoro straordinario e deve essere retribuita con una maggiorazione del 15% della retribuzione oraria.

Legittimo il licenziamento del dipendente che molesta la collega

Cassazione Civile n. 23295 del 31.07.2023

Il caso portato all’attenzione della Suprema Corte si riferisce al licenziamento per comportamenti molesti in ambito lavorativo. Il datore di lavoro aveva contestato l’estromissione sostenendo che le accuse di molestie sessuali erano infondate. Sul punto la Corte stabilito un importante principio: anche se non avevano portato a aggressioni fisiche è importante valutarne il peso psicologico considerato che le stesse erano comunque indesiderate e idonee a violare la dignità della collega. Si sottolinea in questa sentenza l’irrilevanza della volontà offensiva focalizzandosi sull’oggettività del comportamento e dell’effetto prodotto.

La NASPI è dovuta in caso di dimissioni per giusta causa in seguito a trasferimento?

Tribunale Torino n. 429 del 27.04.2023

La sentenza del Tribunale di Torino riguarda una controversia tra un lavoratore e l’INPS. Il lavoratore, dopo aver rifiutato un trasferimento a più di 80 km dalla sua residenza, si è dimesso per giusta causa e ha richiesto l’indennità Naspi. L’INPS ha respinto la richiesta, sostenendo che le dimissioni per giusta causa non danno diritto all’indennità a meno che il lavoratore non dimostri che il trasferimento non sia sorretto da comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive. Il Tribunale ha stabilito che le dimissioni del lavoratore erano involontarie, poiché erano state indotte da una condotta datoriale che ha reso obbligata la scelta del lavoratore. Pertanto, ha condannato l’INPS a pagare l’indennità Naspi al lavoratore.

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